Questa è la traduzione dell'articolo In Defense of Eye Candy di Stephen P. Anderson, pubblicato originariamente su A List Apart il 21 Aprile 2009. La traduzione viene qui presentata con il consenso dell'editore (A List Apart Magazine) e dell'autore.
Nella community dei designer abbiamo sentito spesso argomenti che tendono a sminuire il ruolo della bellezza nelle interfacce visuali. Tale argomentazioni insistono spesso sul fatto che i buoni designer basano le loro scelte essenzialmente intorno a questioni di branding o in base ai principi fondamentali del design. In queste discussioni si perde spesso il senso del grande ruolo che gioca l'estetica nel conformare il modo in cui noi conosciamo, sentiamo e rispondiamo agli stimoli esterni.
Considerate come i designer applicano una skin ai wireframe creati da un architetto dell'informazione. Oppure come l'espressione "eye candy" suggerisce che il design visual sia non essenziale. Il nostro stesso linguaggio limita il visual design ad una mera questione stilistica e separa l'estetica dall'usabilità, come se fossero appartenenti a due diverse sfere. Eppure, se spostiamo la conversazione dagli elementi grafici e ci concentriamo sull'estetica (la disciplina che si occupa di come le cose sono conosciute attraverso i sensi), impariamo che questa distinzione tra come una cosa appare e come funziona è artificiosa.
Perché l'estetica?
Per iniziare, l'estetica ha a che fare con tutto ciò che attira positivamente i nostri sensi, non solo quello che vediamo, ma anche quello che sentiamo, odoriamo, gustiamo e sentiamo. In sintesi, il modo in cui percepiamo e interpretiamo il mondo. Come professionisti della user experience, dobbiamo considerare ogni stimolo che potrebbe influenzare un interazione.
Forse è ancora più importante il fatto che "l'estetica esamina la nostra risposta in termini di dominio affettivo ad un oggetto o ad un fenomeno" (secondo la definizione di Wikipedia). In altre parole, l'estetica non riguarda solo gli eventuali meriti artistici di un pulsante presente in una pagina web o altri effetti visuali, ma il modo in cui le persone rispondono a tali elementi. La nostra domanda, dunque, diviene: in che modo le scelte in termini di estetica di un design influenzano la comprensione e le emozioni, e in che modo la comprensione e le emozioni influenzano il comportamento?
Estetica e cognizione
La cognizione è "il processo di conoscere". Basandoci su pattern ed esperienze, noi impariamo come capire il mondo intorno a noi. "Cosa succede se premo questa cosa?". "Cosa suggerisce questo colore?". Le scienze cognitive studiano il modo in cui le persone conoscono le cose e l'estetica gioca un ruolo cruciale nei processi cognitivi. Nell'esempio qui sotto, quale di questi due è chiaramente un bottone? E perché?
Qui l'estetica comunica la funzione. L'esempio sulla destra ricorda chiaramente un bottone/pulsante, anche fisicamente. I bordi in rilievo e l'ombreggiatura gradiente tolgono ogni dubbio sulla sua funzione. In questo caso, queste sono le caratteristiche della cosiddetta affordance: si tratta di aspetti del design che aiutano l'utente a scoprire come potrebbe interagire con un oggetto. Traducendo: se sembra un pulsante, deve essere un pulsante.
In maniera simile, c'è una ragione per cui le schermate di conferma ben concepite hanno un qualche segno di spunta e presentano in qualche modo toni di colore che vanno sul verde: il verde significa che tutto va bene, il rosso il contrario. Il giallo rappresenta qualcosa su cui fermarsi a pensare. Quando se concepisce un design, dobbiamo sempre considerare in che modo il nostro cervello interpreta il significato dei colori, dell'ombreggiatura e dell'ombra. Raramente badiamo a queste scelte estetiche, tranne quando le persone le sbagliano:
In questo esempio, il linguaggio visuale (uso del rosso e del punto esclamativo) è in conflitto con il significato del messaggio ("La domanda è stata creata con successo").
Quel che stiamo discutendo qui è il modo in cui il nostro cervello interpreta il significato di cose come il colore, l'ombra, le ombreggiature e altre ancora. Basta prendere un pezzo di carta e osservare come l'ombra cambia man mano che avviciniamo la pagina a noi. Sono questi 'eventi naturali' che il cervello osserva ogni giorno nel mondo reale. Quando usiamo questi segnali su uno schermo, essi portano con sé le stesse proprietà che hanno nel mondo reale.
Ma l'estetica è qualcosa in più del semplice comunicare una funzione; e dare uno stile è più che puro e semplice godimento visivo.
Estetica e affetti
Quando parliamo di "affetti", parliamo di sentimenti ed emozioni. Non parliamo però di quel sentimento e di quelle emozioni che possono stare dietro ad una frase come "Ho sensazioni positive rispetto al vostro brand". Parliamo invece dei modi in cui sentimenti ed emozioni influenzano l'usabilità percepita ed effettiva. Rivediamo un attimo il nostro esempio dei pulsanti, con una piccola modifica:
Cognitivamente parlando, entrambi sono ovviamente dei pulsanti. Nessuno dei due è "sbagliato" come nell'esempio precedente. Tuttavia, la ricerca sull'attenzione, sulla persuasione, sulla scelta, sulla felicità e su altri argomenti similari suggerisce che il pulsante esteticamente più attraente risulterà probabilmente più usabile per le persone. Per avere un'idea della derivazione di questa prospettiva, considerate questo commento sulle emozioni del neurobiologo Antonio Damasio:
"...l'emozione non è un lusso: è un'espressione di meccanismi fondamentali della regolazione della vita sviluppati nell'evoluzione, è qualcosa di indispensabile per la sopravvivenza. Gioca un ruolo critico praticamente in ogni aspetto dell'apprendimento, del ragionamento e della creatività. Sorprendentemente, per certi versi, può giocare un ruolo anche nella costruzione della coscienza."
La citazione è tratta da Emotion and Feelings: A Neurobiological Perspective.
In molte conversazioni intorno al design, affiora la credenza che le applicazioni sono rese godibili per il fatto che le facciamo semplici da usare ed efficienti. Tuttavia, quando parliamo del modo in cui le emozioni influenzano le interazioni, siamo vicini alla verità se affermiamo che le cose che sono godibili saranno più facili da usare ed efficienti. Vedremo come e perché nella seconda parte.
Tu mi ricordi qualcosa...
La personalità di un prodotto influenza le nostre percezioni. Pensate a quanto rapidamente ci formiamo delle aspettative su qualcuno basandoci solo sul modo in cui è vestito o su come si presenta. È qualcosa che l'industria dell'automobile ha imparato da anni dal momento che le aziende spendono tanto denaro per creare prodotti che esprimono una specifica personalità con cui le persone possono identificarsi. Perché una Dodge Ram sembra più resistente? Cosa rende una Mini Cooper così divertente? Se è vero che ci sono caratteristiche relative alla prestazioni che supportano tutto ciò, possiamo anche vedere questi attributi espressi nella forma della macchina.
In maniera simile, le decisioni sul design di un'interfaccia utente hanno un effetto sulla personalità percepita delle nostre applicazioni. Nell'esempio qui sotto, quale finestra è più amichevole? Quale sembra più professionale?
I prodotti hanno una personalità. Perché dovrebbe interessarci? Considerate tutto ciò:
- Le persone si identificano in certe personalità e ne evitano altre.
- La fiducia è legata alla personalità.
- La percezione e le aspettative sono collegate alla personalità.
- I consumatori scelgono prodotti che sono un'estensione di se stessi.
- Trattiamo le tecnologie sufficientemente avanzate come se fossero umane.
...e così via.
Assumendo decisioni intenzionali e consapevoli sulla personalità del vostro prodotto, potete stimolare risposte positive o negative. Date un'occhiata alla Sony e al modo in cui hanno applicato questa conoscenza al Sony AIBO. Cerchiamo di capire perché hanno fatto in modo che questo robot fosse simile ad un cucciolo.
Avete qui un robot che non è perfetto. Non capirà la maggior parte delle cose che dite. Può o non può eseguire i comandi che capisce. E in fin dei conti non fa poi così tanto.
Se questo robot fosse un maggiordomo adulto che rispondesse solo alla metà delle nostre richieste e se facesse spesso cose che non gli abbiamo chiesto di fare, lo considereremmo inutile, non funzionante. Ma si tratta di un cucciolo, perciò troviamo il suo comportamento "simpatico".
I cuccioli non sono famosi per eseguire ordini. E quando il cucciolo-robot fa qualcosa di positivo, noi siamo felici e deliziati. "Guarda, si è piagato!". Che modo straordinario per entrare nel mercato dei robot.
Riflettete: che tipo di personalità state creando con la vostra applicazione? E che aspettative questa personalità porta con sé?
Potete credermi su questo?
Secondo uno studio del 2002 (formato PDF), l'appeal del design complessivo di un sito, compresi il layout, la tipografia, le dimensioni dei font e le palette dei colori, è il fattore principale che usiamo per valutare la credibilità di un sito.
Tutto ciò ha senso. Pensate a come il nostro aspetto personale (la nostra personale estetica) ha effetto sul come la gente ci percepisce; o pensate a come il packaging di un prodotto influenza la nostra percezione del prodotto che c'è al suo interno.
Sotto c'è una pompa di benzina vicino a casa mia. Fate il confronto con quella visibile a destra.
I crediti per la foto a destra vanno a Sean Munson.
Ho smesso di fare rifornimento di benzina alla pompa che vedete a sinistra anche se è vicina al posto in cui vivo. Perché? Il modo in cui tengono il tutto mi ha portato a non avere più fiducia rispetto al modo in cui potrebbero tenere e custodire i dati della mia carta di credito. Chiaramente, l'apparenza influenza la fiducia.
E allora, come possiamo creare fiducia nell'interfaccia della nostra applicazione a parte che offrendo le informazioni di base? Prestando attenzione al design a livello visuale, per prima cosa. L'attenzione ai dettagli nel design implica che la stessa cura e la stessa attenzione sono state spese sulle parti meno visibili del prodotto, il che fa sì che il prodotto nel suo complesso sia meritevole di fiducia.
Ho visto eccellenti bozze di design essere fatte a pezzi nel processo di sviluppo. Cose come font e caratteri non consistenti sul sito, padding e altezze di riga mal valutati, immagini troppo compresse colpiscono la qualità del prodotto finale. Mentre tutto ciò potrebbe non venire mai fuori nei test funzionali, come questi dettagli possono colpire negativamente la percezione del vostro prodotto? Ne parleremo nella terza e ultima parte dell'articolo.
Tiriamo le somme
Perché dovremmo preoccuparci delle percezioni? Considerate i risultati di questa ricerca (fomato PDF) presentata nell'edizione 2007 del CHI:
"Gli utenti giudicano la rilevanza di identici risultati da diversi motori di ricerca in base al brand. I partecipanti hanno indicato che i risultati di Google e Yahoo erano superiori ai risultati provenienti da Windows Live e da altri generici motori di ricerca."
Cos'è un brand se non percezione? In questo studio, risultati identici dal punto di vista funzionale sono stati percepiti come migliori per ragioni dovute agli attributi del brand come l'affidabilità, la personalità e la percezione. Cosa c'è di razionale in tutto ciò?
Tenete sempre presente questo ragionamento.
Le cose belle funzionano meglio
OK, forse le percezioni sono importanti nel design di un prodotto. Ma cosa ne facciamo allora di questioni cruciali legate all'usabilità "reale" come i minori tempi per l'esecuzione di un task o le minori difficoltà? I prodotti belli e attraenti funzionano davvero meglio? Quest'idea è stata messa alla prova in uno studio condotto nel 1995 e poi di nuovo nel 1997. Donald Norman lo descrive dettagliatamente nel suo libro Emotional Design.
Ricercatori giapponesi hanno messo su due sportelli bancomat identici nelle funzioni, nel numero di pulsanti e nelle modalità di funzionamento. L'unica differenza consisteva nel modo più attraente in cui i pulsanti e gli schermi erano stati sistemati su uno rispetto all'altro. Sia in Giappone sia in Israele (dove lo studio è stato ripetuto) i ricercatori hanno osservato che i soggetti incontravano meno difficoltà con la macchina "più bella". La macchina più attraente funzionava meglio.
Così rimane una domanda: perché lo sportello bancomat più attraente ma identico all'altro in tutto il resto funzionava meglio?
Norman offre una spiegazione, citando la biologia dell'evoluzione e quello che attualmente sappiamo sul funzionamento del nostro cervello. Fondamentalmente, quando siamo rilassati, il nostro cervello è più flessibile e più in grado di trovare soluzioni ai problemi. Al contrario, quando siamo frustrati e tesi, il nostro cervello si infila in una sorta di visione da tunnel in cui vediamo solo il problema che è davanti a noi. Quante volte, in un momento di frustrazione, avete provato più volte la stessa cosa, sperando che alla settantesima potesse funzionare?
Un'altra spiegazione: noi vogliamo che le cose che troviamo piacevoli abbiano successo. Siamo più tolleranti rispetto ai problemi con le cose che troviamo gradevoli.
Mettere tutto insieme
Studi recenti riguardanti le emozioni hanno rivelato che non possiamo separare la cognizione dall'affetto. Studi diversi nel campo dell'economia e delle neuroscienze provano la stessa cosa:
"L'affetto, che è inesplicabilmente legato alle attitudini, alle aspettative e alle motivazioni gioca un ruolo significativo nella cognizione dell'interazione di un prodotto... la percezione che colpisce e la cognizione sono indipendenti, vengono messi in azione sistemi diversi per processare le informazione".
La citazione è tratta da Emotion as a Cognitive Artifact and the Design Implications for Products That are Perceived As Pleasurable di Frank Sipllers.
In altre parole, non possiamo separare il modo in cui pensiamo dal come sentiamo.
Ciò fa nascere alcune interessanti domande, specialmente nell'ambito dell'assunzione di decisioni. In breve, le nostre scelte razionali non sono così razionali. Da alcuni studi sulle scelte fatte alla prima impressione le neuroscienze stanno cercando di capire come funziona il nostro cervello, e ne risulta qualcosa che può fare paura. Non siamo così padroni delle decisioni che prendiamo come pensiamo.
Prendete in considerazione quello che state facendo sulle vostre interfacce per parlare alle emozioni delle persone? Il design industriale, l'industria dell'automobile lo fanno, con strumenti come la modellazione Kano che sono in uso da decenni. Ma lo sviluppo di interfacce utente sta ormai raggiungendo queste discipline: il modo più diretto per influenzare une decisione o una percezione è attraverso le emozioni.
Il "bello" nel design è importante?
Quando pensiamo al design e allo sviluppo di applicazioni, come pensiamo al visual design? È una specie di "skin" che aggiunge del valore? O questa bellezza consiste in qualcosa di più?
Nei primi anni del '900, "la forma segue la funzione" divenne il mantra della moderna architettura. Frank Lloyd Wright cambiò questa frase in "forma e funzione dovrebbero essere un'unica cosa, unite in un'unione spirituale", e usò la natura come il miglior esempio di questa integrazione.
Più impariamo dalle persone, più comprendiamo la veridicità di questa frase: forma e funzione non sono separate. Se crediamo che lo stile esiste indipendentemente dalla funzionalità, che possiamo trattare estetica e funzione come pezzi separati, allora ignoriamo l'evidenza che la bellezza è più che semplice decorazione. Il nostro cervello non può aiutarci ma è d'accordo.