Ogni volta che vedo la nascita di una nuova distribuzione, non posso fare a meno di chiedermi se effettivamente se ne sentiva proprio il bisogno, viste le centinaia di distro liberamente scaricabili da tutti e la vastità delle scelte disponibili.
Questa volta però trovandomi di fronte l'uscita della prima release di Fedora, non ho avuto effettivamente dubbi. Con l'abbandono di Red Hat Linux, la necessità di avere una distribuzione che erediti l'utenza affezionata al cappello rosso è grande (cfr. articolo: Red Hat: addio al mercato Desktop?). In attesa di farvi leggere una recensione approfondita sulla nuova distribuzione, vi presentiamo le novità introdotte. Ovviamente il confronto va fatto su Red Hat Linux 9, sulla quale Fedora è basata.
È possibile scaricare liberamente questa distribuzione, composta da 3 CD di installazione più altri 3 di sorgenti, dal sito Fedora Red Hat da o uno dei numerosi mirror.
Fedora dispone di tutte le maggiori novità per quanto riguarda il software installato: sono presenti infatti OpenOffice 1.1, un kernel 2.4.22, GNOME 2.4, KDE 3.1, XFree86 4.3, SAMBA 3.0.0. È disponibile anche Mozilla 1.4 e GCC 3.3.
A quanto pare Fedora eredita da Red Hat anche i tool di configurazione. L'installer anaconda, ad esempio, viene mantenuto, seppur con qualche modifica, lasciando comunque invariato il look.
La schermata di boot è ora completamente grafica: non sono infatti visualizzate tutte le informazioni sul caricamento di demoni e i messaggi del kernel. È comunque possibile scegliere in qualsiasi momento se uscire da questa modalità tornando alla classica visualizzazione delle informazioni su cosa sta avvenendo durante il boot.
Anche il tema utilizzato di default da Fedora resta quello introdotto nelle ultime versioni di Red Hat Linux, BlueCurve.
E come Red Hat Linux 9, manca a Fedora il supporto alla lettura di file MP3 e DVD, per problemi legati allo sfruttamento dei diritti e a una situazione legale ancora non definita (per quanto riguarda il DeCSS per il supporto ai DVD).
Tra le possibilità offerte c'è anche quella che consente di installare la distribuzione da remoto tramite VNC, cosa certamente molto utile per casi molto particolari. Inoltre Up2Date ora supporta anche la possibilità di utilizzare archivi APT e YUM per l'aggiornamento della distribuzione.
Una delle cose che sembra trasparire è un maggiore avvicinamento al settore desktop. Fino ad ora infatti Red Hat era una distribuzione nettamente orientata al settore enterprise, con tutto quello che ne deriva. Le recenti affermazioni e l'abbandono stesso di Red Hat Linux ne sono una conferma. Fedora offre la possibilità di lasciar decidere a propri utenti il futuro della distribuzione e la rotta da seguire. Non credo che sia qualcosa di poco conto. È certo comunque che le speranza per gli ex utenti Red Hat sia quella di riuscire fin da subito a creare una comunità attorno al nuovo progetto.
Questa è probabilmente anche la speranza di Red Hat, che con questo progetto vorrebbe riuscire ad attirare l'aiuto di volontari sparsi per il mondo per la realizzazione di quella che sarà alla base della propria Red Hat Enterprise. Tutto questo sulla scia di quello che accade già da molti anni con altre distribuzioni non commerciali, che sono riuscite a creare una distribuzione stabile, potente e sicura basando le proprie forze unicamente su una comunità di volontari.
Fa piacere constatare come alla fine comunque per l'utente finale non sia cambiato praticamente nulla: Fedora eredita da Red Hat tool di configurazione, installer e un'esperienza, maturata in tutti questi anni, che non tutti possono vantare.