Il termine "blog", dopo quello "google", è probabilmente la parola che più richiama l'attenzione sul Web in questo periodo. Sono in molti a parlare di blog (o weblog), sia online che offline: la stampa, giustamente attratta da questo nuovo fenomeno o semplici navigatori curiosi che provano ad avvicinarsi ad un mondo emergente, dalle mille sfaccettature che non sempre è quello che sembra e spesso non sembra ciò che è veramente. Quasi un gioco di parole, ma piuttosto significativo per descrivere una realtà che parte da un'idea banale ma si sviluppa e ramifica attraverso un sistema comunicativo piuttosto complesso.
Ben consapevole della complessità di questo mondo e del (giusto) orgoglio dei blogger (ma qui parlo anch'io da blogger http://www.weblogz.it), spesso definiti nei modi più improbabili e meno 'azzeccati', per spiegare che cos'è un blog, ho provato a chiederlo direttamente a chi un blog lo scrive e lo cura quotidianamente.
Cos'è un blog?
C'è chi, come LaPizia, autrice del recente libro Mondo Blogs edito da Hops Libri, propone una definizione piuttosto istituzionale «Un blog è una pagina html, principalmente solo testuale, dove in maniera disinteressata e amatoriale, una persona comune pubblica notizie, informazioni di vario genere, link e riflessioni personali di vario tipo».
O chi, come Maximiliano, detto Strelnik (http://www.strelnik.it/blog/), sceglie una strada più poetica ed evocativa: «I blogs son parole. Con la fragilità e la forza che le contraddistinguono da sempre. Parole scritte nel terzo millennio e tramite il più etereo dei supporti, proprio quello che sembrava essere il più adatto a dare il colpo finale alla parola scritta. Paradossalmente e meravigliosamente: l'ha rivitalizzata».
Sulla stessa onda, molto efficace per spiegarne le potenzialità comunicative c'è Paolo Valdemarin (http://paolo.evectors.it): «I weblogs li definirei "interfacce mentali", sono un sistema eccezionale per mettere in relazione persone sparse in tutto il mondo e per scambiare e soprattutto sviluppare a velocità mai viste idee e progetti». Una definizione che si accoppia bene con la considerazione di EmmeBi (http://emmebi.blogspot.com/) «I blog sono una delle più efficaci manifestazioni pratiche dell'intelligenza collettiva».
Chi scrive i blog?
Per capire chi sono i blogger, mi affido innanzitutto a due definizioni scherzose ma non troppo, quella di Barbara, ovvero Mim*mina (http://mar159.blogspot.com): «Penso che siano persone che amano scrivere, sono un po' curiose e un minimo esibizioniste e soprattutto hanno tanto tempo da perdere :-))» e quella di Carlo, di Brodo Primordiale (http://www.brodoprimordiale.net/), il quale dice che a scrivere i blog sono: «Egomaniaci con la passione per la scrittura :-) o gente che lo fa per puro piacere personale».
Secondo Paolo e Antonio di Tom (http://www.tom-online.it) dietro ai blog si celano ma non troppo: «Giornalisti, scrittori, impiegati, creativi, studenti, casalinghe, pensionati, disoccupati. Chiunque ha un computer collegato in Rete, un po' di tempo libero da investire, qualcosa da dire e un po' di sano narcisismo. Tutti scriviamo perché speriamo che qualcuno ci legga, alla bufala di: "Io scrivo solo per me stesso" non deve credere nessuno».
I blog sono anche una forma di spettacolo, alcuni blogger sono diventati 'famosi', attirando l'attenzione della carta stampata e della Tv; non poteva dunque mancare la definizione di Selvaggia Lucarelli (http://www.selvaggialucarelli.it/diario/index.asp), la quale afferma che a scrivere i blog è: «Chi ama scrivere, come prima cosa. Chi cerca un posto in cui la creatività possa esprimersi liberamente. Chi cerca una platea».
Molto articolata e complessa ma non per questo meno interessante è invece l'opinione di Cristiano, aka Onino (http://onino.splinder.it): «I blog sono scritti da persone nelle quali fermenta questa volontà di espressione e che per le più strane ragioni sono venute a conoscenza dei blog e ne hanno voluto uno loro. Ciò non significa che prima dell'incontro con i blog non dessero sfogo alla loro volontà di espressione scrivendo su giornali, altri siti o diari personali, ma che hanno trovato un nuovo canale di espressione. In molti dopo un breve periodo abbandonano il proprio blog, accorgendosi che non era un canale adatto alla loro necessità. Ma quelli che invece continuano a scriverci hanno saputo fare del blog una loro appendice in Rete, lo hanno saputo piegare alle proprie esigenze, hanno avviato un processo di identificazione fra loro stessi e il loro blog. Nulla di maniacale si intenda».
Chi legge i blog?
La spiegazione di Marquant di Zitti al Cinema (http://zittialcinema.splinder.it/) è sintetica ma molto efficace: «Tutti quelli che li scrivono. Più tutti quelli che vorrebbero farlo ma non hanno tempo, voglia, faccia tosta». Secondo Iaia (http://paginediiaia.clarence.com/) invece «Legge i blog chi è curioso. Curioso in tutti i sensi. Chi ha voglia di scoprire cose nuove. I blog, essendo "collezioni di pensieri", sono punti di partenza eccezionali per altre scoperte».
Sulla curiosità punta anche Carlo Annese (http://fuoridalcoro.blogspot.com/), giornalista di professione e blogger per passione «Legge i blog chi vuole andare oltre l'informazione e la cultura tradizionali e omologati. Chi è curioso delle nuove possibilità offerte dalle tecnologie. Chi vuole cercare altri punti di vista».
Perché i blog sono diventati un "fenomeno"?
La spiegazione è affidata al blogger e giornalista (rigorosamente in ordine alfabetico :-) Massimo Mantellini (http://www.mantellini.it/): «Per due ragioni. La prima è che sono una maniera nuova e intelligente di "fare web". Diversa dalla strada autolesionista che la comunicazione in Rete aveva preso in questi anni di new economy. Sono un ritorno rivisitato alla Internet testuale di Usenet. La seconda è che sono una minaccia al modello informativo imperante che È quello della gestione piramidale delle fonti. In una schizofrenia che si è vista già' anche in passato i giornalisti temono il nuovo media e per esorcizzarlo ne parlano di continuo. In pratica si sparano nei piedi da soli».
Pare invece uscito da uno studio di sociologia della comunicazione il commento di Massimo Moruzzi di Dot-coma (http://www.dotcoma.it/): «Perché sono semplici da tenere e perché racchiudono in loro la vera promessa di Internet, che non è un supermercato online né una serie di "canali" con "contenuti" top-down e pubblicità...»
Mentre Valentina, ovvero Bellachioma on the Net (http://ocurrencia.blogspot.com) ritiene che i blog siano diventati un fenomeno «Perché si è creata una sorta di comunità virtuale di persone curiose di ciò che accade nel mondo e dei comportamenti umani e sociali. All'interno di questa eterogenea e fertile comunità è possibile dialogare e fare amicizia, proporsi per ciò che si è realmente e non per ciò che si appare, nonostante rimanga aperta la possibilità di manipolare le proprie parole».
Secondo Ludik (http://ludik.blogspot.com/) i blog sono diventati un fenomeno grazie alle loro potenzialità comunicative: «I blog hanno un potenziale straordinario. Possono essere una cloaca di parole inutili, un inondazione di fuffa ma anche rivelarsi un mezzo straordinario di informazione o di letteratura diffusa. Ci sono migliaia di blog futili ma poi basta un ragazzo che scrive ora per ora da Bagdad sotto le bombe o la rete di blogger americani che fa scoppiare un caso politico ignorato da giornali e tv fino a portare alle dimissione di un potente deputato, a far capire le grandi potenzialità del mezzo».
I blog sono una una forma di espressione democratica, secondo Giuseppe Granieri (http://www.bookcafe.net/blog/) "padre" del Blog Aggregator: «Ogni innovazione diventa un "fenomeno" quando ne parla qualcuno che l'ha appena scoperta. I Blog sono solo una "tappa" coerente nella ricerca di un modello soddisfacente per sfruttare la comunicazione senza centro tipica di Internet. Senza dubbio domani ci sarà qualcosa di diverso, ma oggi come oggi i blog sono il meglio che abbiamo in termini di democrazia di espressione».
Infine, leggermente controcorrente è l'opinione di Corrado, conosciuto online come Gigi Meroni (http://gigimeroni.blogspot.com/): «Io non trovo che siano un "fenomeno" o forse non trovo "fenomenale" che siano diventati un "fenomeno».
I blogger sono permalosi, sono una community chiusa?
Non è certo questo il luogo per riaccendere o semplicemente dare spazio ad una polemica che ciclicamente impazza nella 'blogosfera', tuttavia per 'dovere di cronaca', affrontiamo, in velocità, l'argomento. Iniziamo con Giorgio, Bgeorg di Falso Idillio (http://falsoidillio.splinder.it): «Mah, per principio costitutivo la blogsfera non è nemmeno una comunità, ma un'infinità di comunità. A me però non piace molto questo termine. Preferisco parlare di un'infinità di minoranze correlate tra di loro in un'infinità di modi. Quando si parla di comunità si evoca un orizzonte coeso e chiuso e, per questo, "permaloso" nei confronti dell'esterno. Il che, alle volte accade, quando un gruppo di blogger si dimentica di essere blogger e si comporta, appunto, da comunità. Quando succede, quella porzione di blogsfera diventa immediatamente poco interessante».
Secondo Giorgia (http://mu.splinder.it) invece: «Comunità chiusa? Non credo, comunità selettiva ed interattiva, più che altro. Nel senso che se si scopre un blog piacevole ed interessante da leggere, si torna lì spesso, si leggono anche i commenti lasciati da altri, per scoprire altri blog interessanti e piacevoli (ed altri meno)».
C'è poi l'opinione di Leonardo (http://leonardo.blogspot.com/) il quale propone un curioso paragone: «Gli utenti di Internet sono in generale un po' permalosi, così come gli utenti delle autovetture, più o meno per lo stesso motivo (devono comunicare senza guardarsi negli occhi). I blog non fanno eccezione. Forse sono un po' meno litigiosi dei forum, ma in compenso sono più egocentrici».
Mentre Ferruccio, il Monaco Errante (http://www.monacoerrante.it/blog/), sostiene: «Gli uomini sono permalosi. Community? L'uomo è un animale sociale è ovvio che si aggreghi in gruppi nei quali si può riconoscere. E poi finché la gente dirà che i "bloggers" sono permalosi è normale che si formino gruppetti di autosostentamento! Essere un cane sciolto è sempre più difficile in questo mondo. È una scelta difficile da fare».
Lati positivi dei blog e lati negativi dei blog?
Alessia di Personalità Confusa (anche se sono in molti, nella blogosfera, a sostenere che questo non sia il suo vero nome :-) (http://personalitaconfusa.splinder.it/) ritiene che nei blog «C'è un bello scambio di idee e pensieri con persone che usano il cervello. Chi ama scrivere, in genere, è una persona originale».
Mentre Christian, aka Futa (http://www.christianfusi.com/blog.html) individua tre aspetti positivi dei blogs: «1) sono interessanti. Con le dovute differenze, ma i blog offrono spesso informazioni preziose, notizie curiose, momenti di divertimento o riflessioni acute. In alcuni c'è "arte", in altri "professionalità". 2) sono democratici. Liberi direi. 3) spostano l'attenzione dalla "tecnica" ai "contenuti", portando nel web anche chi non ha le "competenze tecniche" di un professionista». Tra i lati positivi dei blog si può ricondurre anche il pensiero di Beppe Caravita, blogger e giornalista de Il Sole 24 Ore che, grazie al suo blog (http://blogs.it/0100206/) «Parla e si "scazza" e non si sente più depresso».
Secondo Monia di Comzine (http://comzine.blogspot.com/): «Il lato positivo del blog è che è facile da usare, gratuito, accessibile a molti e permette interazione grazie alla possibilità di commentare. Il lato negativo è che spesso hanno una pessima grafica».
Massimo Morelli, che scrive il Momoblog (http://blog.morellinet.com/categories/momoblog/) afferma: «Beh, ho scritto, come tutti, post sui lati positivi dei blog. Per esempio (ricollegandomi ad un articolo di Joel Spolsky) ho osservato che sono un ottimo "terzo posto". Un terzo posto è (dopo casa e lavoro) un posto dove si va e si cazzeggia con gli amici. Più terzi posti ci sono e meglio è, anche per sfuggire al telecomando. E poi senza i blog, nessuno conoscerebbe il Due Madonne! Un lato negativo è che richiede tempo. Non moltissimo ma per me (con un lavoro impegnativo e due figli) il tempo è un bene scarso. Ho rinunciato a qualche libro e a qualche ora di sonno (la TV l'ho tagliata da tempo)».
L'opinione di Christian Rocca, giornalista che ha un blog, Camillo (http://www.ilfoglio.it/camillo/), sul sito de Il Foglio è che: «I lati negativi sono legati al fatto che, se non si citano le fonti e non si mettono i link di rimando alle fonti originali, ogni blogger può spacciare per vere notizie false. Ma c'è l'antidoto. Se un blog racconta balle e non è credibile, nessuno va più a consultarlo».
Per chiudere, il punto di vista di Michele Marziani, anch'egli giornalista e blogger e ideatore del Blog di Guerra (http://bloggerdiguerra.splinder.it/): «I blog danno spazio a persone, idee, pensieri, informazioni che altrimenti non avrebbero la possibilità di essere espresse. Quindi sono una grande ricchezza. Contemporaneamente i blog sono tanti, troppi e saranno sempre di più rendendo questo patrimonio sempre più difficile da fruire e innescando una selezione molto forte. Un anno fa leggevo quasi tutto quello che si bloggava in italiano oggi sarebbe impossibile e, visti certi contenuti, pure noioso».
Infine, una breve raccolta di definizioni. I blogger definiscono il proprio blog ...
... «Polveroso :-)» (Giuseppe Granieri) ... «Torrenziale e fazioso» (Leonardo) ... «Acerbo» (Monia) ... «Leggero» (Emmebi) ... «Personale» (Massimo Mantellini) ... «Umorale e arancione» (Giorgia) ... «Informativo, divulgativo, introspettivo» (Carlo Annese) ... «Multiforme» (Michele Marziani) ... «Socialdemocratico» (Marquant) ... «disperato (nel senso di "senza speranza"» (Massimo Moruzzi) ... «Autoironico per i contenuti e kitsch per la veste» (Selvaggia) ... «Trasparente» (Iaia).