Ancora oggi, tutti i webmaster guardano a Google come al maggiore clicks provider sul mercato internazionale. I motori di ricerca sono tanti, i portali sono ancora di più, ma, quando qualcuno guarda le statistiche del proprio
sito, vede bene che più di due terzi del traffico (come minimo) di nuovi utenti è proveniente da Google. Questo ha portato tutti i webmaster interessati a una buona indicizzazione e a un buon posizionamento a prestare una grandissima attenzione a quello che, giustamente, viene considerato il ‘killer point’ di ogni buona Google optimization, ovverosia gli inbound link (link in entrata sul proprio sito).
Si può parlare di una vera e propria ‘ossessione’ di Google per il peso che viene dato da Google ai link in entrata e questa ‘ossessione’ è stata trasferita lentamente ma inesorabilmente a tutti i webmaster che vogliono ottenere traffico dal più grande motore di ricerca del mondo. Non c’è dubbio che avere tanti e buoni inbound link è per Google una delle cose più importanti, se non la più importante,
ma è altrettanto vero che ci sono tanti altri fattori da considerare e che fra questi ci sono gli internal links.
Il principio di valutazione degli internal links è in fondo lo stesso che sta alla base degli inbound links: Google ritiene che se un sito è molto linkato da siti molto ‘autorevoli’ allora anch’esso è
autorevole e degno di un conseguente posizionamento nelle SERP (Search Engine Result Pages). In sostanza, i link in entrata sono dei ‘voti’ che il sito ottiene (in origine, involontariamente) da altri siti. Per quanto riguarda gli internal links, ovverosia i link interni del sito, fra pagine dello stesso sito, la ratio che sta alla base del funzionamento di Google è molto simile: Google premia i siti che sono facilmente navigabili; uno dei cardini della
navigazione di un sito è il suo linking interno.
Facciamo subito un semplice esempio: una pagina che non abbia un link alla home page del sito è una pagina considerata da Google poco ‘usabile’ e per questo sarà posizionata in un rank inferiore, a parità delle altre variabili, con un sito che invece ha tutte le pagine linkate alla propria home page.
Il motivo è molto semplice: un sito che non consenta, da qualsiasi sua pagina, di raggiungere immediatamente la pagina principale, è obiettivamente poco navigabile, in quanto l’utente che voglia vedere la home page deve
‘intervenire’ direttamente sulla barra degli indirizzi del browser e spesso non è affatto facile capire quale sia.
Un altro consiglio che ci sentiamo di dare pacificamente a tutti coloro che sono interessati a un buon posizionamento nei motori di ricerca (non solo in Google) è quello di pubblicare una mappa del sito, ovvero una ‘hub
page’ dalla quale l’utente possa passare, con il minor numero di click anche alle pagine più ‘profonde’ del sito. Questa mappa è utilissima per il navigatore che ha così la possibilità di vedere sinotticamente tutte le parti e le pagine del sito e allo stesso tempo è un ottimo aiuto per il motore di ricerca che ha così la possibilità di spiderare, indicizzare e posizionare il maggior numero di pagine del sito in oggetto con il minimo sforzo.
Anche i foot links sono senza dubbio apprezzati dai motori di ricerca (in primis, Google). Non bisogna essere parchi di link a piè delle pagine di un sito. È sempre consigliabile inserire i link alla home page, al “chi siamo" e a tutte le sezioni principali del sito. Da queste pagine si dovrebbe poi potere arrivare a tutte le pagine del sito. Un sito troppo ‘profondo’ non è mai visto di buon occhio dai motori di ricerca dal momento che i suoi utenti sono obbligati a percorrere un click stream troppo lungo per raggiungere le pagine più ‘profonde’. Normalmente, si consiglia di non eccedere i tre livelli di profondità, anche perché, mentre Google può raggiungere anche dei maggiori livelli di profondità, altri spider, come quello di MSN, vanno difficilmente oltre i due livelli.
I menu in Flash sono spesso graficamente molto più efficaci dei quelli in HTML, ma possono rappresentare un serio problema per essere ‘seguiti’ dai motori di ricerca. Si consiglia quindi di abbinare sempre, nel caso si utilizzino dei menu in Flash, anche dei menu in semplice HTML. Anche se i software dei crawler sono sempre più ‘intelligenti’, non v’è dubbio che un semplice HTML è sempre più apprezzato e facilita il lavoro degli spider.
Un ultimo accorgimento, per quanto riguarda l’internal linking, è quello di fare molta attenzione agli anchor text, ovverosia ai ‘nomi’ che diamo ai link interni. Se avete un sito che produce complementi di arredo e che dedica a ogni prodotto una pagina ad hoc, è consigliabile ‘nominare’ i link verso ciascuna pagina ‘ricevente’ con la keyword o keyphrase cheriguarda quello specifico prodotto. Quindi, il link che punta alla pagina/lampade.html dovrà chiamarsi “lampade", oppure “lampade a piantana" a seconda del tipo di prodotto. Il valore di questi link sarà moltiplicato se le stesse pagine saranno linkate da siti esterni (inbound link) con la medesima keyword. A quel punto, ci sarà per Google e per i principali motori di ricerca un matching ‘perfetto’ tra anchor dei link interni e anchor dei link esterni.