Venutosi a creare in un periodo relativamente breve, in sostanza nel corso delle fasi più acute della pandemia globale, quello del chip shortage rischia di rappresentare un problema risolvibile soltanto nel lungo periodo.
Intel ha in progetto la costruzione di due nuovi stabilimenti in Ohio per la realizzazione di semiconduttori, con un investimento pari a circa 20 miliardi di dollari che dovrebbe concludersi nel 2024. Nel contempo l'Unione Europea si affretta ad approvare l'European Chips Act che dovrebbe portare il marketshare del Vecchio Continente al 20% della produzione mondiale, ma ci vorranno anni prima che la concentrazione della domanda verso Taiwan e poche altre regioni diventi un ricordo del passato.
Chip shortage negli USA
Per il momento le realtà che esprimono il maggior fabbisogno di microchip, come per esempio gli Stati Uniti, non sono in grado di generare un'offerta sufficiente a soddisfare le esigenze della propria industria, con settori come l'automotive e il mobile costretti a limitare la distribuzione di nuovi mezzi e dispositivi. Si è così venuto a creare un vero e proprio stato di crisi confermato nelle scorse ore dalla segretaria statunitense al commercio Gina Raimondo intervistata da Yahoo Finance.
Una recente rilevazione operata dal Dipartimento del Commercio sottolineerebbe come mediamente la durata delle scorte di semiconduttori nei magazzini dei produttori abbia registrato un decremento dai 40 giorni del 2019 a meno di 5 giorni nel 2021. Una penuria di questa portata potrebbe costringere anche gli impianti operanti in settori chiave ad arrestare la produzione per diverse settimane in attesa di nuove scorte, con rischi facilmente intuibili dal punto di vista occupazionale.
Tale situazione si starebbe verificando in un momento in cui la necessità di strumenti per lo smart working è in costante aumento. Nel 2021, anno durante il quale gli effetti dell'emergenza pandemica sono stati comunque più gestibili rispetto a quelli del 2020, la domanda di device per il lavoro da remoto è stata superiore del 17% rispetto al 2019 generando un'ulteriore pressione sul mercato dei semiconduttori.
52 miliardi dal CHIPS for America Act
Stando così le cose Raimondo vede l'unica soluzione possibile in un intervento di carattere politico, per questo motivo ha sottolineato l'urgenza di un'approvazione del CHIPS for America Act, intervento legislativo con cui i produttori USA di semiconduttori potrebbero contare su sostegni finanziari per 52 miliardi di dollari.
Firmato dal Senato nel giugno dello scorso anno, il CHIPS for America Act è attualmente in discussione presso la Camera dei rappresentanti con il rischio che il protrarsi del confronto politico sul tema possa contribuire ad aggravare la crisi in atto.