PayPal è uno dei servizi più sicuri e utilizzati per i pagamenti online. Diversi e-commerce si affidano a questa piattaforma per le proprie vendite, sia per le procedure d'integrazione relativamente semplici che per via del fatto che si tratta di un provider per l'e-payment molto conosciuto anche dal grande pubblico e ritenuto universalmente affidabile. Quest'anno sono state però introdotte due novità, una già in essere e l'altra destinata a diventare operativa entro pochi mesi, che potrebbero rendere più complicata la vita dei merchant.
La politica sui rimborsi
La prima novità riguarda le modalità di rimborso e in particolare le quote che vengono effettivamente rimborsate agli acquirenti. A tal proposito è possibile fare riferimento alle FAQ del servizio dove si legge chiaramente:
Se ho emesso un rimborso, la tariffa che ho pagato per ricevere il pagamento mi verrà rimborsata?
No, se rimborsi un pagamento per beni o servizi, le tariffe che hai originariamente pagato come venditore non ti vengono restituite. L'importo del pagamento rimborsato verrà prelevato dal tuo conto PayPal.
Ora si ipotizzi di operare in un settore come quello del Web Hosting e si prenda in considerazione il caso, non infrequente, in cui un utente acquisti per errore dei particolari nomi a dominio senza averne i requisiti. Cosa succederà in caso di rimborso?
Il merchant si vedrà (giustamente) sottratta la somma pagata dal cliente ma a sua volta non riceverà indietro la cifra pagata per via della tariffa richiesta da PayPal. Uno store potrebbe trovarsi nella medesima situazione per vari altri motivi e un numero indefinito di volte, cosa che alla lunga si tradurrebbe in un danno economico potenzialmente notevole.
Tariffe per le contestazioni
A partire dal 16 dicembre 2020 PayPal addebiterà una tariffa per la contestazione ai venditori con lo scopo di agevolare la procedura online di risoluzione delle contestazioni riguardanti transazioni elaborate tramite il conto PayPal di un compratore o attraverso il servizio "Pagamenti senza conto PayPal". Tale tariffa verrà applicata quando l'acquirente presenterà un reclamo a PayPal, un chargeback (annullamento di una transazione) all'emittente della propria carta o uno storno alla banca.
L'importo della tariffa per la contestazione verrà determinato una volta creata la pratica di contestazione, esso dipenderà dal rapporto tra l'importo totale delle transazioni che hanno motivato i reclami e l'importo totale delle vendite dell'utente nel trimestre precedente. Per avere un'idea del funzionamento di questo "rapporto delle contestazioni", basti tenere conto che per una contestazione eventualmente aperta a dicembre esso verrà calcolato considerando il rapporto tra i reclami totali e le vendite totali nei mesi di settembre, ottobre e novembre.
Nel caso in cui il rapporto delle contestazioni dell'utente sia pari all'1.5% o maggiore e l'utente abbia effettuato oltre 100 transazioni di vendita nel trimestre precedente, le contestazioni verranno assoggettate alla tariffa per le contestazioni per volumi elevati. Se tale rapporto dovesse inferiore a tale percentuale le contestazioni saranno soggette alla tariffa per contestazioni standard. La differenza tra le due tipologie di tariffe è chiaramente esposta nelle nuove condizioni d'uso di Paypal.
Il rischio in questo caso è che l'entità della tariffa per le contestazioni sia superiore alla cifra pagata dall'acquirente per la transazione contestata.