Non esiste social network che non supporti gli hashtag, si tratti di Twitter, Instagram, Facebook o Google+. Anche gli utenti sembrano aver compreso il funzionamento di queste comode stringhe testuali, utili non solo per raccogliere le discussioni online su un determinato argomento, ma anche per la promozione mirata di servizi e prodotti. Eppure, non capita di rado che degli hashtag se ne faccia abuso o che vengano impiegati senza una strategia precisa. Quali sono i fattori da tenere in considerazione per ottenere il meglio da questo strumento fondamentale per la diffusione social?
Sebbene gli hashtag affondino le loro radici in un passato abbastanza lontano della Rete, basti pensare alle chat IRC o ai primi gruppi Usenet, è con i social media che lo strumento ha raggiunto una diffusione capillare. Grazie a semplici parole, precedute dal simbolo "#”, è possibile creare automaticamente degli ipertesti, tali da raggruppare tutte le conversazioni sul medesimo tema. Oggi continuano a essere usati per riunire discussioni online, ma soprattutto come veicolo di promozione e visibilità. Di seguito, qualche consiglio per massimizzarne l'impiego.
Hashtag: cosa fare
Il primo segreto per impiegare gli hashtag in modo efficace è quello di scegliere definizioni specifiche. Qualora si volesse promuovere un prodotto per la primissima infanzia, ad esempio, potrebbe risultare troppo generica la scelta dell'hashtag #genitori, mentre decisamente più puntuale è quella di #neonati. Naturalmente, la scelta non può però derivare unicamente dalla specificità dell'hashtag, ma anche dalla sua diffusione: si verifichi, tra gli strumenti social, quanti interventi abbiano collezionato nel tempo gli hashtag a propria disposizione, scegliendo come principale quello più attivo.
Altro fattore da tenere in considerazione è come, per quanto il funzionamento sia del tutto sovrapponibile, i diversi social facciano un ricorso differente degli hashtag. Su Twitter, ad esempio, servono soprattutto per riunire conversazioni simili e, di norma, vengono scelti con una certa attenzione, data anche la limitazione a 140 caratteri del cinguettio.
Su Instagram, invece, gli utenti tendono a concentrarsi su stili, sensazioni ed emozioni suscitate dalle immagini, anche con modalità particolarmente prolifiche per la generazione degli hashtag, mentre su Facebook il loro impiego non ha mai preso realmente piede. Per quanto la feature sia implementata, utenti e aziende sembrano di gran lungo preferire il tag come strumento di promozione.
Fondamentale, infine, è la scelta mirata di hashtag non ancora esistenti sul social di riferimento. Innanzitutto è importante trovare una parola, o una combinazione di parole, che sia immediatamente in grado di attirare l'attenzione dell'utente, anche sfruttando l'effetto ironia. I giochi di parole, in questo senso, risultano particolarmente indicati: Lay's, noto produttore di snack, ha sfruttato efficacemente questo sistema per il lancio di un concorso con cui trovare un nuovo gusto di patatine fritte. È nato così l'hashtag #DoUsAFlavor, con il gioco di parole tra "favor" (favore) e "flavor" (gusto).
Hashtag: cosa evitare
Sono ovviamente molti gli errori in cui ci si può imbattere nel tentativo di creare, o sfruttare, un hashtag. Innanzitutto è sconsigliato scegliere combinazioni di parole troppo lunghe, sia perché difficili da ricordare, sia perché potrebbero occupare spazio inutilmente nei social dai caratteri limitati per le didascalie. Ad esempio, qualora si volesse lanciare un panino privo di ingredienti di origine animale, risulterà più indicato sfruttare #vegburger rispetto ad #hamburgervegano.
Sebbene si tratti di una consuetudine molto diffusa, soprattutto sui lidi fotografici di Instagram, anche l'impiego di troppi hashtag potrebbe risultare deleterio: non solo si perderà la possibilità di interagire con un target preciso, ma si apparirà come dei fastidiosi spammer. In linea generale, le righe di hashtag non dovrebbero mai superare quelle della didascalia. E, se proprio si volesse raggiungere il massimo dell'efficienza, sarebbe il caso di non superare più di tre esemplari a condivisione.
Infine, meglio accertarsi che gli hashtag non risultino offensivi. Innanzitutto dal punto di vista linguistico, accertandosi che la parola scelta non rimandi a insulti in altri idiomi, poiché è probabile che l'hashtag venga preso d'assalto da navigatori esteri divertiti. Poi, anche a livello di significati, senza necessariamente ricorrere al turpiloquio: un caso tipico potrebbe essere quello di una palestra che, nel tentativo di trovare un'idea simpatica per promuovere un piano di dimagrimento, si ritrova indirettamente a offendere le persone in sovrappeso con hashtag claudicanti.